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Tecnica

  

L' aereodinamica
Approfondimento

By Riccardo....nricca@val.it

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 Un' esempio sull'importanza dell'aria sui movimenti dei corpi, la caduta dei gravi:

 

La legge di Gravitazione Universale di Newton afferma che ogni corpo sulla terra è soggetto a questa forza:

                                 

con m1che rappresenta la massa del corpo, M  e R sono la massa e il raggio della terra e g è la costante di gravitazione universale. Possiamo scrivere la forza F che agisce sul corpo come prodotto della massa del corpo stesso per l'accelerazione che subisce (incognita). 

 

                                  

Otteniamo:

                    

                                    

vediamo quindi che l'accelerazione di un corpo sulla terra non dipende dalle caratteristiche del corpo!! Come mai allora una piuma cade a terra più lentamente di una pallina di piombo di ugual peso? Per il semplice motivo che la piuma offre più superficie a contatto con l'aria che frena il moto di caduta. Per ottenere un risultato più vicino a quello dedotto da Newton bisogna ripetere l'esperimento facendo il vuoto. In assenza di aria la piuma cadrà con la stessa velocità del piombino!     

Il profilo a goccia dà una resistenza 7 volte inferiore alla sfera!!!      

Esiste anche una formula per calcolare approssimativamente la resistenza F dell'aria rispetto ad un corpo: 

                                     

dove D è la densitàdell'aria, A è l'area frontale del corpo e V è la velocità.

 


  

Basi di Fluidodinamica:

   

L'aerodinamica non è che un caso particolare della fluidodinamica, che è lo studio della dinamica, del movimento dei fluidi in generale. Il moto di un corpo in un fluido, quando è abbastanza lento, risulta "laminare", cioè il fluido si sposta come se fosse costituito da tante lamine sottili che scorrono l'una sull'altra. Quando il moto del corpo nel fluido è troppo veloce, si definisce "turbolento", in quanto si formano in modo caotico tanti piccoli vortici e le velocità differiscono notevolmente anche per punti molto vicini e cambiano rapidamente nel tempo. Una opportuna forma dell'oggetto può favorire il moto laminare: la forma a goccia:   Il moto laminare è quello che garantisce la minor resistenza all'avanzamento, in più facilita notevolmente lo studio dei fenomeni che caratterizzano la fluidodinamica.

   

Moto turbolento                                 moto laminare           

 

Se qualcuno avesse dubbi sui vantaggi aerodinamici della forma a goccia, notate bene i coefficienti scritti sotto ad ognuna delle seguenti figure:

 

Il profilo a goccia dà una resistenza 7 volte inferiore alla sfera!!!

Esiste anche una formula per calcolare approssimativamente la resistenza F dell'aria rispetto ad un corpo: 

                             1/2DAV²
 

dove D è la densità dell'aria, A è l'area frontale del corpo e V è la velocità.

 


  

Come funzionano le ali:

  

Il principio di funzionamento delle ali può essere ricondotto al teorema di Bernoulli per la fluidodinamica, secondo il quale (per il moto laminare) lungo un alinea di flusso la pressione è inversamente proporzionale al quadrato della velocità. Nella figura in basso sono indicati due profili, uno curvilineo, ed uno piano. Facendo scorrere un fluido su queste superfici si nota che il la linea di fluido che scorre sul profilo superiore deve percorrere più strada, nello stesso tempo, rispetto al profilo inferiore. L'aria è quindi più veloce sopra l'ala ed è minore la pressione dell'aria. 

 

Questa differenza di pressione fa sì che l'ala subisca una spinta verso l'alto detta PORTANZA (la freccia blu).  

La freccia rossa indica la resistenza al mezzo.

Rovesciando il profilo (come si è fatto in F1)  si ottiene DEPORTANZA.

Inclinando il profilo aumenta la depressione ed aumenta di conseguenza la deportanza, ma aumenta anche il freno dell'aria (la sezione frontale è maggiore).

Inizialmente questo "inconveniente" venne superato con lo stratagemma delle ali mobili, ma nella F1 moderna, in tempi di ali fisse (o quasi, vedi: Ali che si flettono), è fondamentale trovare il miglior compromesso fra carico deportante e resistenza dell'aria. Dato che le ali servono fondamentalmente in curva, saranno i circuiti più tortuosi a richiedere un maggior carico alare, sacrificando la velocità massima in rettilineo, mentre nei circuiti con i rettifili più lunghi saranno utilizzate ali quasi orizzontali.

 

      

Configurazioni alari della F399 rispettivamente a Monte Carlo e a Monza.

 


 

Effetto Venturi:

 

Anche l'effetto Venturi è un'applicazione del teorema di Bernoulli che sfrutta l'accelerazione dell'aria in un condotto ricavato fra l'asfalto ed il fondo vettura.

 

Il condotto era sigillato perfettamente dalle "minigonne", le bandelle laterali che, scorrendo lungo le fiancate, impedivano all'aria di entrare nel fondo vettura dai lati. 

Dato che la portata (quantità di aria al secondo) dell'aria sotto le fiancate non cambia, l'aria era costretta ad accelerare nel punto di restringimento del condotto, portando ad una diminuzione della pressione che determinava la deportanza.

 

 

Era fondamentale quindi garantire il massimo afflusso di aria con moto non turbolento (il teorema di Bernoulli non è più valido per il moto turbolento, si riduce l'efficienza del profilo alare) e il massimo deflusso nella parte posteriore, che avveniva per mezzo di opportuni "estrattori" (condotti a sezione via via più grande.

 

Nel tentativo di ridurre l'efficienza di tale soluzione la federazione internazionale impose ben presto delle minigonne fisse, non perfettamente aderenti al suolo ed arrivò nell'83 ad introdurre un nuovo fondo piatto in cui l'effetto Venturi era limitato ai soli diffusori (altro nome degli estrattori) posteriori.  

 

Anche il fondo piatto tuttavia non è esente da rischi di "decolli", basti vedere queste immagini:

Monza '93

       

Le Mans '99

 


 

Il Cx delle F1 moderne:

 

Chi pensa alle F1 come fossero dei Jet con le ruote si sbaglia. Il coefficiente che quantifica la prestazione aerodinamica, il Cx appunto, è molto alto (cioè indica una prestazione pessima!), superiore a quello di una utilitaria, a causa delle ruote scoperte, ma anche delle superfici alari, che si presentano come vere e proprie barriere contro l'aria. Sotto questo aspetto sono eloquenti i 280 Km/h di velocità di punta dell'Hungaroring ed i 360 Km/h di Monza (vedi: Come funzionano le ali).

 


  

Perché non ci sono più sorpassi in F1?

 

E' la domanda-tormentone che si fa ogni appassionato di questo fantastico sport quando si ritrova a dover assistere ad un Gran Premio nel quale solo qualche fumata ogni tanto (si spera non delle rosse!) rompe la monotonia di un trenino di vetture che si rincorrono senza la possibilità (o la volontà?) di sorpassi da parte dei piloti. In realtà il problema è decisamente vecchio e si può ricondurre alla nascita delle ali, che incrementano la velocità di percorrenza delle curve da parte delle vetture, ma risentono molto della turbolenza di un'eventuale vettura che precede. 

 

La turbolenza generata dalla vettura davanti fa perdere carico sull'ala anteriore della propria vettura, aumentando il sottosterzo in curva, ovvero, la macchina, a parità di velocità rispetto alla macchina davanti, non riesce a mantenersi in traiettoria, tendendo ad allargare con l'anteriore.

Di questo fatto si lamentavano già i piloti degli anni '70 e 80. Verrebbe allora da chiedersi perché proprio in quegli anni sono state scritte le pagine più belle della Formula 1,con gli epici duelli a suon di sorpassi di Gilles Villeneuve, Arnoux, Senna, Piquet, Alboreto, Mansell, Prost, etc... 

In effetti si potrebbe arrivare alla conclusione che quei piloti erano fatti di un'altra pasta, ma in difesa dei piloti odierni, si può obiettare che le monoposto moderne sono molto più spinte, delicate, sono vetture "estreme", difficili da guidare e con le quali è difficile far risaltare le doti di ogni singolo pilota. La FIA poi, ci ha messo del suo prendendo dei provvedimenti, come la riduzione delle carreggiate e l'introduzione delle gomme scanalate, che di certo se hanno migliorato la situazione dal punto di vista della sicurezza, non hanno certo facilitato il lavoro dei piloti, aumentando l'instabilità delle vetture. I rifornimenti in gara costituiscono inoltre un ulteriore deterrente contro il tentativo di sorpasso, visto che qualche posizione la si può guadagnare al pit stop.

In realtà l'unica via possibile per tornare a vedere sorpassi in F1 su tutte le piste ed in tutte le condizioni sarebbe incrementare il grip (aderenza all'asfalto) meccanico (cioè quello dovuto al lavoro delle ruote, delle sospensioni e del telaio) che facilita i piloti nel controllo della vettura nelle manovre più ardite, e ridurre il grip aerodinamico (quello dovuto alle ali ed al fondo piatto) che  è disturbato dalla vettura che precede.

Magari gli sponsor non sarebbero molto contenti di veder tolti quegli enormi cartelloni pubblicitari che sono le ali odierne, ma probabilmente ritroveremo il gusto delle gare di 30 anni fa, dove era determinante il gioco delle scie e l'astuzia e la perizia dei piloti era esaltata ai massimi livelli.

  

Ecco cosa succedeva alle F1 senza ali...

 


 

Muso alto o muso basso? 

 

Una delle grandi questioni di fine secolo che hanno animato le menti dei progettisti in F1 è lo "scontro" fra i sostenitori del muso alto, con al primo posto la Ferrari, e quelli del muso basso, con il progettista Mclaren Adrian Newey il primo piano.

Ogni soluzione presenta sia dei vantaggi che degli svantaggi. Per esempio il muso alto, sviluppato all'estremo nella F1-2000 da Rory Byrne, l'ex progettista Benetton che per primo l'aveva introdotto, permette un maggior afflusso di aria "pulita" nel fondo scocca, favorendo l'effetto Venturi (molto limitato, a causa del fondo scalinato, vedi: Come funziona un F1 moderna). Per contro un muso più alto alza il baricentro della vettura, sfavorendone le prestazioni (aumentano il beccheggio ed il rollio), cosa che ha cercato di evitare il Adrian Newey nella Mp4/13 del '98, abbassando il musetto di molto rispetto alle vetture dello stesso anno e disegnandolo con una particolare sezione a V in modo da permettere comunque un discreto afflusso d'aria nella parte inferiore della vettura.

 

Nel '98 e '99 ha nettamente prevalso la scelta di Newey, con la duplice vittoria della sua monoposto e la tendenza da parte di molti teams ad adeguarsi al muso basso. La Ferrari, però ha proseguito per la sua strada e quest'anno ha con coraggio ulteriormente sviluppato il muso rialzato e scavato nella parte inferiore, in controtendenza rispetto alle altre squadre, riuscendo ad ottenere un netto salto di prestazioni (naturalmente dovuto anche ad altre componenti).

     

 


 

Le sospensioni dell'Arrows A21:

 

In tema di ricerca aerodinamica estrema, che dà un grande peso anche ai dettagli vale la pena di citare l'Arrows che quest'anno cha presentato la nuova vettura progettata dall'aerodinamico ex Williams Eghbal Hamidy con una soluzione vecchia, ma comunque interessante, dato che nessuna squadra la usava più da anni. si Tratta della sospensione anteriore "pull rod", ansiché "push rod", ovvero non c'é più il puntone che preme quando la ruota viene spinta verso l'alto, ma un tirante che svolge la stesa funzione di ammortizzamento appunto in tiraggio.

 

Senza entrare nel dettaglio basti sapere che un tirante a parità di forza, può essere costruito con un diametro minore rispetto ad un punto. In sostanza all'Arrows si sono messi a progettare una sospensione nuova, difficile da metter a punto con il muso semi-basso che va di moda oggi, solo per guadagnare qualcosa in penetrazione aerodinamica. 

Sono impazziti? Le prestazioni, almeno quelle velocistiche, che hanno mostrato fin'ora suggerirebbero proprio di no (anche se ancora una volta, il complesso delle prestazioni dipende da molti fattori).    

   


   

Ali che si flettono.

 

Il caso è scoppiato a Suzuka nel '97 e da allora praticamente non si è più chiuso. Anche in televisione era evidente la flessione dell'alettone anteriore della Ferrari di Michael Schumacher, flessione che avvicinava le paratie laterali dell'ala al suolo, migliorandone il rendimento (maggior effetto Venturi). Naturalmente l'alettone ritornava in posizione corretta a vettura ferma, consentendo alla monoposto di superare le verifiche post gara. Indiscrezioni parlarono di una soluzione simile, proprio nello stesso GP, anche sull'alettone posteriore della Williams di Jacques Villeneuve. Da allora, con l'aumentare delle prove di nuovi materiali deformabili da parte di molte squadre, sono diventate sempre più frequenti le rotture di ali sia durante i test privati che durante le gare, portando la FIA ad imporre dei test di elasticità delle appendici alari (in precedenza il regolamento diceva soltanto che queste dovevano essere rigidamente collegate al corpo vettura, ma non specificava il coefficiente di elasticità dei materiali di costruzione).

Il vantaggio fornito da un'ala deformabile è facilmente intuibile, dato che all'aumentare della velocità la resistenza dell'aria appiattisce l'ala, tendendo a renderla più orizzontale, quindi con una minor resistenza all'avanzamento.

 

La difficoltà da parte della FIA nel l'imporre dei parametri sta però nel fatto che le appendici alari devono avere una certa elasticità, in modo da assorbire le notevoli vibrazioni causate dagli alti regimi del motore, una eccessiva rigidità infatti causerebbe lo spezzarsi dei supporti degli alettoni.

Il problema della rigidità delle appendici alari è decisamente complesso e rappresenterà probabilmente uno degli sviluppi futuri della ricerca aerodinamica, che oggi si avvale di potenti software di cam-cad e simulazione, prospettando un futuro nel quale le gallerie del vento saranno sostiuite da potenti calcolatori. 


 

 

  By Ricca                                Critiche, consigli e suggerimenti saranno graditi, all'indirizzo e-mail nricca@val.it.

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