Uno
dei componenti più importanti per le prestazioni globali del
kart è per l'appunto quello delle gromme, la cui azzeccata (e a
volte fortunosa) scelta può dare la vittoria a pilota e team,
è forse il meno noto al grande pubblico sotto l'aspetto
tecnologico e costruttivo.
In tutti gli sport motoristici il ruolo delle gomme è
determinante e, ad alto livello, sembrano racchiudere la
differenza di pochi decimi, se non centesimi, tra i primi della
classe. Nel karting l'azione è ancora più marcata a causa dei
particolari regolamenti, nettamente distinti per numero di
pneumatici a disposizione in gare internazionali, per i modelli
imposti in quelle nazionali, nonché per la particolare
impostazione tecnica del kart, privo di differenziale e allo
stesso tempo alla strenua ricerca di un'impronta a terra che
spari via dalle curve nella fase d'accelerazione.
Consideriamo inoltre ché i pneumatici per il karting, sempre
per norma ufficiale, non possono avere struttura radiale.
COMPONENTI DELLA MESCOLA
Per meglio spiegare il processo produttivo, ci siamo recati alla
Vega (alla quale si riferiscono le foto), il maggior costruttore
italiano di gomme per kart, dotato di macchinari modernissimi e
di una tecnologia all'avanguardia, che nulla ha da invidiare ai
costruttori impegnati nell'automobilismo e nel motociclismo.
Il servizio segue fedelmente il ciclo produttivo, dai componenti
di base al prodotto finito.
La costruzione d'un pneumatico si può considerare, solo come
inizio, composta di due fasi: realizzazione della parte gommosa,
la mescola del battistrada e dei fianchi, e costruzione della
struttura di base, un vero e proprio "telaio" gommato,
che li supporta.
La parte gommosa del pneumatico, sia il battistrada a contatto
con il terreno sia il materiale destinato ai fianchi, che quello
per le tele, è una miscela, una mescola appunto, di tre
componenti principali:
gomma, plastificanti e nerofumo. Le percentuali sono
approssimativamente del 30% ognuna, ma il valore preciso dipende
dai tipo di mescola che si vuole ottenere e nessun costruttore
dichiarerà mai la percentuale precisa. E' un po' come i segreti
dei cuochi, ma non è indispensabile per capire il processo. Il
restante 10% circa è fatto di minerali, come la silice e altri
prodotti leganti.
La gomma naturale è un idrocarburo, un composto di atomi di
idrogeno e di carbonio, proprio come il petrolio e i suoi
derivati. La composizione molecolare, vale a dire il numero e la
disposizione degli atomi che formano la molecola, differisce per
ogni idrocarburo.
La gomma naturale è formata da lunghe catene (polimero,
naturale in questo caso) di migliaia di molecole di isoprene, un
idrocarburo insaturo, la cui struttura molecolare è in fig. 1
detto anche metilbutadiene.
Fig.1
9.Kb
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La
Formula della gomma naturale. Prima della freccia una
molecola di isoprene contata n volte. Dopo la
fraccia si vede che le molecole si legano tra loro in
seguito all'apertura di un legame doppio, nella parte
bassa, che diventa singolo (da H2C=C a -CH2-C)
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Un
idrocarburo si dice insaturo quando la sua molecola presenta uno
o più legami doppi o tripli tra atomi di carbonio. La
definizione è dovuta al numero di atomi di idrogeno inferiore,
a parità di atomi di carbonio, rispetto ad uno saturo, proprio
perché due o tre legami, per esempio di una coppia di atomi di
carbonio s'impegnano tra loro invece che con un idrogeno
ciascuno.
La gomma naturale (a volte detta anche cruda naturale o caucciù)
si ricava da alberi ad alto fusto delle foreste tropicali, come
l'Hevea brasiliensis. Dal Dichopsisgutta s'ottiene invece la
guttaperca, una gomma naturale con polimerizzazione
dell'isoprene un poco differente ed è adatta ad altri prodotti,
come i cavi sottomarini.
La gomma naturale proveniente dall'Africa centrale è reputata
di qualità superiore rispetto a quella dell'America Latina.
Molto apprezzata anche la gomma dei grandi arcipelaghi asiatici.
La gomma sintetica, indicata con il nome tecnico di elastomero
sintetico, è un polimero artificiale, s'ottiene tramite
processi e reazioni chimici. Per la fabbricazione di pneumatici
si uniscono il butadiene (circa 77%) e lo stirene (22%) a
formare la gomma SBR in fig 2;
Fig.2
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Le
gomme sintetiche, SBR dopo la freccia, sono date
dall'unione di idrocarburi insaturi, stirene e
butadiene. Anche in questo caso si può notare
l'apertura di alcuni legami doppi per consentire la
polimerizzazione, vale a dire le formazione di una
lunga catena di molecole.
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Il
prodotto è denominato anche con l'accoppiata dei nomi dei due
componenti, noti anche come copolimeri, proprio perché
partecipano con una semplice unione alla struttura finale.
L'esagono con un cerchio interno rappresenta sinteticamente 6
atomi di carbonio che occupano i vertici di un esagono, a
ciascuno dei quali sono legati 6 di idrogeno.
In laboratorio è riproducibile anche la struttura della gomma
naturale isoprene; osservare che per entrambi i tipi la molecola
base è il butadiene.
Nella fig 3 si vedono i due tipi di gomma; quella nera è
sintetica, la rossiccia è invece naturale. La gomma viene
tagliata in pezzi di misura calibrata.
Il nero fumo, o nero di carbone, è una polvere ottenuta per
combustione parziale di alcuni idrocarburi e arriva in fabbrica
contenuta in sacchi di varia grandezza.
I plastificanti sono composti chimici derivati dal petrolio, in
sostanza degli oli pesanti, con la funzione principale di
amalgamare i componenti.
Fig.3
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A
confronto la gomma sintetica (nera) con quella
naturale.
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MESCOLAMENTO
-- Mescolatore chiuso
I tre componenti fondamentali sono richiamati dai silos (la
gomma a mano) ed inviati al mescolatore chiuso, un grosso
contenitore detto anche bambury. Un computer controlla e
gestisce le quantità, sia provenienti dai depositi, sia inviate
al mescolatore.
La gomma, come già detto tagliata in pezzi, è immessa
manualmente, dopo averne controllato il peso per rispettare la
composizione desiderata.
Il plastificante è stoccato in silos fig 4, dai quali viene
pompato verso il mescolatore, dopo aver subito un innalzamento
della temperatura per favorire lo scorrimento. La sua viscosità
è infatti piuttosto elevata.
Fig.4
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Il
silo degli oli plastificanti
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La
polvere di nerofumo è invece aspirata dai sacchi nei quali è
imballata. Fig 5
Fig.5
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Il
sacco del nero fumo
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Le
quantità del plastificante e del nerofumo sono verificate in
automatico tramite bilance elettroniche collegate al computer di
gestione del bambury.
Il mescolatore chiuso fig 6, che opera a ciclo continuo in modo
simile ad un gigantesco "Pastamatic", contiene un
pistone che spinge e schiaccia gli ingredienti. Alla Vega ce ne
sono due di produzione, da 100 e 30 kg ad ogni ciclo
rispettivamente, e uno per l'attività sperimentale, che produce
1,5 kg per volta di mescole destinate alla preparazione dei
prototipi. Alla base del bambury alcune pale rotanti rompono il
denso amalgama in parti maneggiabili, raccolte da un addetto
dalla bocca d'uscita.
Fig.6
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Nel
mescolatore chiuso (o bambury) avviene la prima
lavorazione della mescola
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--
Mescolatore aperto
I tranci di composto devono passare ora nel mescolatore
aperto. Si tratta di grossi rulli fig 7,attraversati i quali la
mescola diventa più uniforme, sia per composizione che per
densità, Il particolare percorso comporta una continua torsione
accoppiata ad un'elongazione.
Fig.7
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Nel
mescolatore aperto prosegue la lavorazione meccanica
della mescola che acquista maggiore uniformità.
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Per
rifarsi all'esempio precedente, si può dire che il mescolatore
aperto svolga l'azione del mattarello o meglio della macchinetta
dotata di manovella, per stendere la sfoglia di pasta.
Lo schiacciamento tra le calandre produce un certo orientamento
longitudinale del reticolo molecolare. Durante questa
lavorazione, anche se l'attrito tra gli strati produce calore,
la temperatura del composto diminuisce. Verso il termine del
ciclo nel mescolatore aperto vengono inseriti a mano fig 8,
vulcanizzanti, come zolfo, e acceleranti, necessari per le fasi
successive.
Fig.8
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Verso
il termine della fase nel mescolatore aperto , vengono
aggiunti vulcanizzati e acceleranti.
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La
banda di mescola viene tagliata a strisce e immersa in una vasca
(batch-off), fig 9, per il definitivo raffreddamento.
A questo punto la mescola è pronta ed è destinata al
battistrada o ai fianchi per passare nella trafila ed assumere
la forma, o meglio la sezione trasversale adeguata alle
successive operazioni.
Fig.9
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Nella
vasca si realizza in batch-off, un raffreddamento
definitivo.
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TELAIO GOMMATO
E' la struttura destinata a contenere la mescola, sia
battistrada, sia di riempimento, che per le tele.
-- Tele
Il cuore della struttura è rappresentato dalle tele, le
stesse sulle quali i piloti a volte dicono di trovarsi quando il
battistrada è deteriorato o completamente consumato. Il tessuto
a maglia piuttosto larga, circa i cm dilato, è formato da fili
longitudinali, la trama, e trasversali, l'ordito fig 10. Il
materiale del tessuto può essere nylon, rayon, poliestere o
kevlar.
Fig.10
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La
tela è formata da fili longitudinali (trama) e
trasversali (ordito) e può essere di vari materiali.
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La
rete e la mescola (quella preparata per questo uso), passano
sovrapposte in un grosso macchinario basato su una serie di
rulli, nel quale in sostanza la gomma invade il tessuto che ne
resta imprigionato. Al termine del ciclo si formano dei rotoli.
Per evitare che i vari strati arrotolati s'incollino tra loro
(il tessuto è al centro di ogni strato) in fase d'arrotolamento
èinterposto un tessuto di supporto. Interessante la traslazione
verso l'alto del gruppo rulli (festone) poco prima del
completamento del rullo, che accumula il nastro, in quanto la
produzione è continua e non può essere interrotta.
Le tele vengono tagliate con un certo angolo rispetto alla
direzione longitudinale (di marcia, di rotolamento o della
trama). fig 11
Fig.11
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Taglio
obliquo delle tele
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Anelli
Una parte fondamentale del pneumatico è il fianco, e più
precisamente la zona vicina al cerchione, detta tallone (e
vengono in mente le 3 viti antistallonamento a 120° all'interno
del cerchio). La base del tallone è sorretta dal cerchietto,
che dà rigidità alla zona a contatto con il cerchione. Si
tratta di fili d'acciaio ottonato, che lega molto bene con la
gomma. Quattro fili affiancati passano in una macchina che li
immerge nella mescola, formando una piattina. L'anello è
formato da 4 strati di questa piattina.
-- Riempimento
Il volume immediatamente superiore al cerchietto è occupato
da una gomma di riempimento, ottenuta da una trafila con sezione
cuneiforme fig 12
Fig.12
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La
trafila fornisce la gomma di riempimento di sezione
adatta ad essere inserita nel fianco del pneumatico
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MONTAGGIO
Per procedere verso il pneumatico finito, si deve eseguire
un vero e proprio assemblaggio dei componenti finora descritti.
Su un rullo d'acciaio, che funge da supporto per il montaggio,
si avvolgono 2 tele sovrapposte, ma con angolo opposto, fig. 13.
Alle estremità del rullo si dispongono i 2 cerchietti e il
riempimento tallone, fig. 14.
Fig.13
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Le
tele, tagliate obliquamente, sono disposte sul rullo
di supporto
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Fig.14
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Si
dispone il riempimento del tabellone
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Le
bande più esterne delle tele vengono ripiegate verso l'interno
a formare il risvolto che, al termine del ciclo, con il
pneumatico formato, sarà il fianco esterno, la cui parte
racchiusa nel bordo del cerchione è il tallone. Si procede con
una rullatura che compatta l'insieme ed elimina eventuali
imperfezioni nella stesura dei componenti.
Ora manca solo la mescola battistrada, avvolta al centro del
rullo, fig. 15.
Fig.15
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L'ultima
operazione dell'assemblaggio è l'applicazione della
mescola battistrada
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In
fig. 16 si vede il rullo che supporta un insieme completo pronto
per la successiva operazione, ma prima viene fatto rilassare 48
ore in apposite rastrelliere di stoccaggio,fig. 17.
Fig.16
44.Kb
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Rullo
completo della prima bozza del pneumatico , pronto ad
essere gonfiato per assumere un accenno della forma
definitiva
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Fig.17
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Aumentando
la pressione interna i
conferisce una prima forma al pneumatico
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VULCANIZZAZIONE
Quella che si presenta ora è in pratica la struttura
distesa del pneumatico. Occorre conferirgli la forma definitiva.
Prima di tutto viene "gonfiato", fig. 18, in un banco
apposito per dare un accenno dì forma.
Fig.18
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Forno
di vulcanizzazione . L'interno è lo
stampo preciso per ogni pneumatico
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Successivamente
viene introdotto nel forno di vulcanizzazione, fig. 19.
Si tratta di un involucro formato da 2 semigusci che
all'interno, in posizione di chiusura, possiedono la forma
definitiva del pneumatico, comprese le scritte laterali in
rilievo .riguardanti modello e misure.
Fig.19
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Ecco
i pneumatici nel loro aspetto devinitivo
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Ogni
modello di gomma quindi ha il suo stampo. I due semigusci del
forno hanno un'intercapedine all'interno della quale circola
vapore ad alta temperatura, 160 -170 0C. Nello stesso tempo,
dentro Io stampo è riprodotta una pressione variabile da 6 a 8
bar (600 - 800 kPa), secondo il modello e le necessità.
Queste sono le due azioni della vulcanizzazione. L'alta
temperatura innesca il processo chimico della vulcanizzazione,
in sostanza "fonde" insieme e definitivamente i vari
componenti incontrati nella descrizione del processo,
rafforzando i legami molecolari. L'alta pressione è invece
responsabile del processo fisico e meccanico dello stampaggio.
In questa fase giocano il loro ruolo i composti vulcanizzanti,
come lo zolfo o i donatori di zolfo, e gli acceleranti. I primi
facilitano la formazione chimica del polimero di unione, aiutano
a creare i legami definitivi di cui si diceva poc'anzi, mentre
gli altri abbreviano i tempi perché questo accada.
Questo è il processo costruttivo e tecnologico dei pneumatici,
specifico per il karting. Dall'analisi dei componenti si deduce
che per oltre il 90% il pneumatico è fatto di idrocarburi, sia
pur con strutture molecolari diverse. Tra le varie conseguenze
rileviamo I'infiammabilità e la tossicità del prodotto, anche
se non a livelli di grave pericolo.
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